BONIFICA FAV
(Fibre Artificiali vetrose)
BONIFICHE FAV
(Fibre Artificiali vetrose)
Cosa sono le FAV
Le FAV o Fibre Artificiali Vetrose sono quel gruppo di materiali isolanti che contengono fibre artificiali inorganiche resistenti, ininfiammabili e con proprietà termo-acustiche.
In pratica sono le coibentazioni di vecchia generazione che comunemente vengono chiamate o “lana di roccia” o “lana di vetro”, la cui esposizione può diventare molto pericolosa per l’organismo umano; in alcuni casi le FAV sono considerate cancerogene come l’amianto.
Tipologie e impieghi delle FAV
I campi di applicazione delle fibre artificiali vetrose e dei relativi manufatti sono definiti dalle caratteristiche produttive specifiche:
- temperatura massima d’impiego: dipende dal tipo di materiale con cui è costituita la fibra e dal tipo di appretto. Le lane, a fronte di un maggior diametro e di un materiale chimicamente più aggressivo, presentano temperatura d’impiego più elevata.
Le fibre di vetro nude possono lavorare fino a temperature dell’ordine di 550° C, mentre quelle apprettate presentano valori massimi riguardo alla resina utilizzata
- conduttività termica: migliora al diminuire del diametro delle fibre e presenta un valore minimo ad una densità definita in relazione alla temperatura media d’impiego
- consistenza del materiale fibrato: l’apprettatura e successiva polimerizzazione costituiscono un legame fra le fibre fornendo una rigidezza, una coesione ed una dimensione al manufatto finale (ISPESL). Lane di vetro, di scoria, di roccia Le lane sono utilizzate per l’isolamento termico, acustico e la protezione incendio (ad es. tetti, pareti, suolo, massimali, terrazzi, condutture, condizionamento dell’aria, impianti di ventilazione, guaine di circolazione d’aria, caldaie, forni, impianti frigoriferi ed apparecchi elettrodomestici).
Sono usate anche in altre applicazioni: colture fuori suolo, camere sorde, rafforzamento di prodotti bituminosi, di cementi, di materiali compositi ecc.
È tuttavia soprattutto l’isolamento degli edifici che assorbe la maggior parte della produzione di manufatti in lane di vetro, di roccia o di scorie (INRS; Lunn, 2009). I prodotti finiti si presentano sotto aspetti variati (ad es. feltri, rulli, bande, strati o materassini, pannelli rigidi o semirigidi, gusci pre-costituiti in cilindri anulari, lane da proiettare, prodotti modellati, cuscinetti, funi contenute in una guaina intrecciata).
Tipologie principali
- Lana sciolta ed altri prodotti senza rivestimento: sono prodotti costituiti da fibre artificiali (di vetro, di roccia o di scoria) ottenute mediante un processo di soffiatura (fibre non isolate ma “a vista”). La lana di roccia è stata scoperta sulle isole Hawai agli inizi del secolo; la sua origine deriva dal processo di risolidificazione, sotto forma di fibre, della lava fusa, estrusa durante le attività eruttive. È quindi un prodotto completamente naturale che combina la forza della roccia con le caratteristiche d’isolamento termico tipiche della lana. Ha una capacità d’isolamento termico elevata e, grazie alla sua struttura a celle aperte, è un ottimo materiale fonoassorbente. È l’unico materiale che riesce a coniugare in sé quattro doti fondamentali: protezione al fuoco, incombustibilità, isolamento termico e fono assorbimento.
- Coppelle e pannelli preformati: sono prodotti in lana di vetro, di roccia o di scoria pronti all’uso, con forma e dimensioni prefissate. Le coppelle vengono utilizzate per la coibentazione di tubazioni e serbatoi, i pannelli piani possono anche essere rivestiti su una faccia con carta, alluminio, polietilene, polipropilene metallizzato, tessuto (o velo) di vetro, bitume armato.
- Materassi, pannelli, feltri isolanti a sandwich: sono prodotti isolanti, dove le lane sono racchiuse tra due strati di materiale (carta, alluminio, polietilene, polipropilene metallizzato, tessuto di vetro, bitume armato).
- Pannelli pressati: sono pannelli in lane “caricati” con composti non fibrosi, resinati, pressati e verniciati, con caratteristiche meccaniche tali da poter essere utilizzati come controsoffitti “a vista”.
- Feltri imbustati: sono prodotti in lane sigillati all’interno di materiali perfettamente impermeabili al passaggio delle fibre (solitamente polietilene).
- Fibre per scopi speciali: sono prodotte per applicazioni specifiche, sono fibre vetrose particolarmente fini ottenute attraverso il processo di “attenuazione alla fiamma” (ad esempio: fibre Eglass e 475-glass usate per mezzi filtranti ad elevata efficienza e per separatori batterici).
- AES (Alcaline Earth Silicate wools): sono prodotti fibrosi di nuova composizione chimica che consente di resistere alle alte temperature ma con una significativa minore biopersistenza e quindi una maggiore biosolubilità. Anche se molto somiglianti alle FCR, sono in realtà da considerare nuovi generi di fibre piuttosto che modificazioni o ibridi delle FCR. Sono fibre composte da ossidi alcalino terrosi in quantità variabile dal 18 al 43 % in peso, silice in quota compresa tra il 50 e 60% in peso e allumina, oltre a zirconio e titanio presenti in concentrazioni inferiori al 6%. Sono prodotti commercializzati dal 1991.
- HT wools (High Temperature wools): è un prodotto meno biopersistente e, rispetto a quelli tradizionali, ha un maggiore tenore di allumina e un basso tenore di silice.
Classificazione FAV
Per poter classificare le FAV occorre effettuare un’analisi specifica al fine di quantificare il diametro medio delle fibre e il contenuto di ossidi alcalini /alcalino – terrosi.
Questi due parametri danno luogo a 2 gruppi principali e poi a 2 sottocategorie per ciascun gruppo:
- Lane minerali (ossidi < 18%)
- Fibre ceramiche (ossidi > 18%)
BONIFICA FAV
La bonifica delle FAV dev’essere effettuata da azienda specializzata in possesso di idonei requisiti tecnici.
Le procedure da adottarsi devono rispettare quanto prescritto dalle linee guida della Regione Lombardia; solamente dopo un’attenta valutazione del rischio si può definire la tecnica di bonifica più idonea e le procedure da adottare.
L’impresa è tenuta quindi ad effettuare la valutazione del rischio, secondo gli obblighi normativi o il Piano Operativo di Sicurezza (POS) in caso operi in un cantiere temporaneo mobile come definito ai sensi del Titolo IV del D.Lgs 81/08.
Si rammenta in proposito che l’aggiornamento della valutazione del rischio o la redazione del POS prevedono la consultazione preventiva del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza (RLS) o, in carenza, del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza territoriale (RLST) ai sensi dell’art.18 comma 1 lettera s) e dell’ art.50 comma 1 lettera b) del D. Lgs.81/08.
I lavoratori addetti alla bonifica dovranno essere adeguatamente informati e formati sui rischi derivanti dall’esposizione a fibre ceramiche refrattarie e sulle modalità di utilizzazione dei dispositivi di protezione individuale nonché sulle tecniche di predisposizione del cantiere di bonifica (confinamento statico-dinamico). Gli operatori dovranno essere sottoposti a sorveglianza sanitaria secondo quanto previsto nelle presenti linee guida e descritto nel capitolo 6.
Al termine delle operazioni di bonifica dei manufatti contenenti FAV con tenore ossidi alcalino/alcalino terrosi < 18 % e diametro minore di 6 µm deve essere verificata la restituibilità degli ambienti bonificati a seguito di campionamento ambientale ed analisi del campione con Microscopia Elettronica a Scansione dotata di microanalisi a Raggi X di Fluorescenza (SEM-EDS).
Il campionamento e l’analisi possono essere effettuati dalle ATS Lombarde, da ARPA Lombardia o da altri laboratori pubblici o privati.
I criteri per la scelta del numero di campioni da effettuare e della posizione dove localizzare i campionatori sono i medesimi di quelli descritti per le procedure di restituibilità degli ambienti bonificati da amianto di cui al DM 6/9/94.
In analogia a quanto fissato per l’amianto il valore di riferimento per giudicare un’area bonificata come restituibile (“esente da fibre”) è di 2 ff/l.
Nel caso di più campionamenti all’interno della stessa area è possibile calcolare la media dei valori misurati nei diversi punti purché tutti i risultati siano inferiori a 3 ff/l.
Smaltimento FAV
Il rifiuto prodotto dalle attività di bonifica/manutenzione dei manufatti contenenti FAV con tenore ossidi alcalino/alcalino terrosi < 18 % e diametro minore di 6µ deve essere trattato come rifiuto pericoloso a cui sarà attribuito il codice CER 17.06.03* (altri materiali isolanti contenenti o costituiti da sostanze pericolose) in quanto tali fibre sono classificate cancerogene.
– P.IVA 13236430156
– Iscrizione all’albo nazionale Gestori Ambientali Cat. 4,5,8,10A e 10B
– Iscrizione SOA CAT. OG 12